mercoledì 3 aprile 2019

Intervista Con L'Autore: Il Dottor Notte



Eccoci per una nuova intervista, quest'oggi forse un po’ più macabra del solito perché con noi c'è Antonio Nunziante più conosciuto come Il Dottor Notte, un autore emergente che ha trovato, nel genere horror, il modo migliore per tirare fuori tutte le idee pazzesche che la sua mente contorta partorisce ogni tre per due, tra un litro di caffè e una bibita energetica 😉



Innanzitutto grazie mille per la disponibilità e per precluderti ancora un po’ di sonno per rispondere alle mie domande 😁
Allora, parliamo un po’ di te prima di tutto. Sono molto curiosa di sapere chi è davvero Antonio Nunziante e perché ha iniziato a scrivere?

Un pessimo narratore di se stesso, sicuramente. Classe '92, tutti giocavano a calcio nel campetto sotto casa tranne il sottoscritto. La competizione all'epoca era illimitata. Era impossibile camminare per il quartere e non vedere squadre su squadre di ragazzini a torso nudo che si sgraffiavano le ginocchia sull'asfalto di ogni superficie abbastanza grande su cui giocare. Le Nintendo appannaggio di pochi e le Playstation “solo per chi poteva permettersele” creavano l'ambiente giusto da cui sarebbe dovuto uscire fuori il prossimo Roberto Baggio. Era bellissimo. E io, in tutto questo? Non c'ero. Non giocavo a calcio, quindi ero già tagliato fuori dal mondo prima che arrivassero gli smartphone a fare “tana per tutti”. E qualche decina di anni dopo, quando mister Zuckerberg tirava fuori la sua magnifica idea che avrebbe sigillato gli adolescenti nei cessi a spararsi selfie, ero ancora seduto sul muretto a capire cosa diavolo fare. Nel frattempo accatastavo un po' di passioni qua e là, tra musica e sport, quando un quaderno, un'ascella sudata accanto a me e un treno bloccato in galleria mi costrinsero a scrivere una storiella. Dopo un po' di tempo chiamai quella storia “Elephant Hill” (con i dovuti aggiusti). Scrivere la parola fine di Elephant Hill fu una bella cosa, ma non quanto la prospettiva di poterne ricominciare un'altra. È tutto gente.



Adesso però ti chiedo, chi è il Dottor Notte? Quando è nato e perché?

Credo di dover fornire una risposta un pò datata ma sincera: “Antonio Nunziante scrittore” come nickname, fa veramente, ma veramente pena. In realtà il dottor Notte è Antonio Nunziante dopo che, dato un trip mentale, gli viene da dire “Bella idea! Dovrei scrivere qualcosa a riguardo!” Da lì in poi comanda il dottore.



Ti senti più semplicemente Antonio o più Il Dottor Notte?

Dipende dalla distanza tra me e la “carteppenna”. Ma non potete capire la soddisfazione di quando mi siedo e sento “il gran bastardo” strepitare, pronto a fare qualcosa di nuovo.



Hai sempre avuto questa passione per gli horror o è arrivata nel tempo?

Passione per gli horror sempre presente dal 1992. In qualsiasi forma mi sia stato proposto, l'orrore è sempre stato una delle poche cose che mi tenesse incollato ad una sedia. Poco importava se per avere la mia pera di immagini inquietanti avrei dovuto aprire un libro, infilare una VHS nel registratore oppure tenere in mano un joypad.



Come nascono le tue storie? Da quale parte della tua mente contorta e priva di ore di sonno arrivano le idee?

Il più delle volte vengono da sole. Qualsiasi pretesto va bene, pur di riempire una situazione di eventi paradossali o paranormali. Un vecchietto dice che senza il “piffero” gli uomini non perderebbero tempo a farsi la guerra e nasce “Il mentecatto” (Trick or treat). Funziona così.



Hai sempre saputo di voler scrivere per vivere oppure c'è stato un avvenimento che te lo ha fatto capire?

Comincia come comincia qualsiasi cosa che ti porterà a disinteressarti della maggior parte delle cose di questo mondo: un passo alla volta, poi vedi che ti piace, un altro giro e poi smetto... e voilà. Sono le tre di notte, sei alla trecentesima pagina di un romanzo, non ti fai la barba da sette giorni e cerchi di metterci una pezza con “solo un altro rigo e poi vado a dormire”... ma alla fine non ci vai, a dormire.


Quando scrivi, assoluto silenzio, musica, televisione… Cosa ti fa compagnia?

Tutto purché il rumore della goccia del rubinetto, del clackson in strada e le urla del venditore di panini restino inascoltati. Televisione mai. Non la accendo nemmeno ad ora di pranzo, se sono da solo. Non sopporto le voci di sottofondo.



Leggi libri di altri autori emergenti? Se sì, che rapporto hai con loro?

Non so se chiamarli libri (in quanto non sono stati ancora pubblicati in alcun modo), ma da quando ho cominciato ho avuto modo di osservare da vicino molte storie di autori emergenti, e sono contento di aver potuto dare il mio contributo esprimendomi su un capitolo o su altro, in generale. Non so per quale ragione, ma si fidano. E a me va più che bene. In ultimis la storia del mio “compare” (e co-autore della raccolta Trick or treat) Emanuele Mosca, insieme ad alcune bozze di una persona che proverebbe ad appendermi per gli alluci se facessi il suo nome. Alcuni autori mi sono veramente vicini e mi sostengono in ogni modo possibile. E non dimentico facilmente chi mi ha teso la mano.



Se dovessi scegliere un libro e un oggetto da portare con te in un viaggio, quale sceglieresti e perché?

Porterei il “Conte di Montecristo” (No, niente mostri) perché semplicemente è IL libro. Se dovessi portare un oggetto, sono quasi sicuro che dove vado io va pure il mio rasoio a mano libera. Ci tengo.



Ora qualche domandina su Seeds.
Partiamo dalla copertina, so che l'hai disegnata tu, come tutte le altre, dove nascono le idee? Perché non ti affidi a un grafico?

Le idee per lavorare alla copertina spesso sono già state tutte intavolate durante la stesura del libro. A volte basta aggiungere quel tanto non di più di “effetto rosso” per creare qualcosa di graficalmente appagante per me. Perché non mi affido ad un grafico? La verità è che mi piace disegnarmi le copertine. Se posso dare un valore aggiunto al prodotto finale e mi rendo conto di esserne capace, perché non dovrei farlo?



In Seeds c'è molto sangue, credi di aver esagerato o ne avresti voluto ancora di più?

Credo che ci sia un buon equilibrio, di fondo. La copertina è già tutta un programma, e chi apre il libro non si aspetta niente di meno. Ma non sono abbastanza “accattone” per dargli quel qualcosa di più. La violenza come eccitante mi deprime. C'è più sangue tra le righe che nelle parole, secondo me.



Non ti chiedo se hai preso spunto da qualcuno che conosci per i personaggi perché sennò ci sarebbe da preoccuparsi 😅 però, a cosa ti sei ispirato per descriverli sia fisicamente sia caratterialmente?

Fisicamente non saprei, anche perché, a ben pensarci, i personaggi sono descritti “quel tanto non di più”, abbastanza affinché il lettore prenda una faccia e gliela appiccichi addosso come la preferisce. Se a te il protagonista piace biondo, perché dovrei fartelo bruno?
Caratterialmente i personaggi sono letteralmente “nati” ed incubati per l'occasione. Hanno dei trascorsi che non si vedono, ma che è stato sintetizzato per far sì che si trovassero lì, in quel momento, a fare qualcosa. Non so da dove siano nati, ma di certo non somigliano a nessuno che conosco (non direttamente, almeno).



So che ti sei rivolto a una persona molto affidabile e precisa nel suo lavoro di editing, sei contento della tua scelta? Cosa vorresti dirle?

Vorrei dire alla cara Giulia Stefanini (al secolo “Latanadeilibrisconosciuti” su IG) che non avrebbe dovuto scorticarsi così tanto il cervello per completare tutte le correzioni del caso in tempi da record. E soprattutto, lo dico a chi è in cerca, è una professionista fatta e finita, c'è poco da fare.



I tuoi libri sono tutti auto pubblicati, la ritieni una scelta vincente oppure le case editrici possono aiutare? È difficile avvicinarsi al self-publishing o è facile come può sembrare? Com'è stata la tua esperienza?

Dico semplicemente che non sono la persona giusta a cui fare questa domanda. Non ho ancora considerato l'idea di propormi ad una casa editrice perché mi sono seduto ed ho scritto delle storie, senza pensare troppo a ciò che sarebbe successo dopo. Stop. In realtà non ho la minima idea di cosa potrebbe offrirmi una casa editrice. Mi sono arrivate delle proposte che ho prontamente respinto, in quanto mi era stato chiesto di pagare in anticipo un tot numero di copie. Non credo che un autore debba pagare per essere pubblicato. Era un ragionamento che faceva acqua dieci, venti, trenta e passa anni fa, e adesso che il mercato si è evoluto, è semplicemente una puttanata.
Sinceramente non le ritengo nemmeno case editrici, ma tipografie con aspirazioni fuori portata. Pertanto, sono curioso di conoscere qualche figura seria del mercato.



Cosa usi principalmente per promuovere i tuoi romanzi? Ti affidi si social network?

Promuovere è una parola grossa. Faccio sapere in giro attraverso instagram che X libro è disponibile da giorno X e la trama è questa. Finché non riuscirò a fare qualcosa di meglio, sarà questa la mia “strategia”. Uso sporadicamente le sponsorizzazioni su Facebook.



Chi sono i tuoi più grandi sostenitori e i tuoi più grandi critici? Perché?

Sostenitori e critici si mescolano. È chiaro che uno che fa di nome Dottore e Notte di cognome attira personaggi molto pittoreschi. I miei sono proprio svegli. In genere sono molto socievoli, fino a quando non schiatta il loro personaggio preferito. Devo dire che è un gran bel gruppo eterogeneo, ma a tutti piace il sangue, l'inquietudine e le domande scomode. Ecco perché restano fino alla fine delle storie e aspettano quelle nuove.



Senza fare troppi spoiler, Parlaci un po’ di Carivan, visto che è uscito da poco.

Io non lo riesco a spiegare, Carivan. La verità è che somiglia troppo ad un mondo di cui faccio ancora parte: fuori c'è chi è pronto a farmi fuori, il pericolo potrebbe essere ovunque e i pochi rimasti umani si ammazzano da soli alla ricerca della loro umanità. Ecco cos'è Carivan. Allego trama per farmi perdonare:
“A Carivan si arriva per dimenticare. Oltre Carivan il nulla, una distesa di buio senza fine. Dentro Carivan la morte. Unico obiettivo: sopravvivere alle notti senza luna, mentre le creature imperversano per le strade a caccia degli esseri umani e del loro sangue.”
Sono queste le poche informazioni che gli abitanti dell'ostile città/prigione si ripetono mentre cercano riparo in ogni dove, mentre vengono imprigionati, seviziati, e mentre sperimentano livelli di sofferenza sempre più profondi. Il passato viene rimpiazzato dal vuoto. La follia diventa una figlia adottiva da accudire e venerare affinché il suo pianto non diventi la voce del suicidio, con la luce lunare come unico barlume di salvezza per chi trascina verso il martirio il proprio corpo.



I tuoi progetti futuri quali sono? Vogliamo sapere le prossime mosse del fantomatico Dottor Notte 😏

Ho appena scritto un titolo e dieci pagine di qualcosa che non so come andrà a finire. L'ultima volta che ho fatto qualcosa del genere avevo intenzione di fare un breve racconto di una trentina di pagine... e poi l'ho chiamato Carivan...



Infine dicci perché i lettori dovrebbero leggere Seeds Sogna o Muori.

Perché dentro c'è qualcosa che cerchiamo sempre di nascondere. Quella bestia che è l'essere umano allo stato brado. Facciamo finta di no, ci educhiamo, ci rendiamo gentili, ma spesso, quando siamo da soli, sappiamo bene che quella bestiaccia è ancora lì, pronta a mordere il prossimo. Seeds è un libro dedicato a “quella bestia”.



Grazie mille Dottore per questa chiacchierata e arrivederci a Carivan!



Oltre Seeds Sogna o Muori vi ricordo anche gli altri romanzi del Dottor Notte ovvero: Sussurri e Trick or Treat scritto insieme a Emanuele Mosca.
Vi lascio i link di acquisto di tutti questi racconti così non avete scuse! 😜


https://www.amazon.it/Seeds-Sogna-muori-Antonio-Nunziante-ebook/dp/B07DQPGJ54

https://www.amazon.it/Sussurri-Antonio-Nunziante/dp/1522029303

https://www.amazon.it/Trick-treat-Antonio-Nunziante-ebook/dp/B076MNWRGY

E seguitelo su Instagram per non perdervi le sue pazzie!

https://www.instagram.com/il_dottor_notte/?hl=it


Alla prossima readers e ENJOY THE READING!

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